Destinazione Oltrepò Pavese

Oltrepò: un arcipelago di vallate e vigneti, un mosaico di varietà

Il profilo collinare dell’Oltrepò mi è apparso più volte come una sorta di miraggio, viaggiando sull’autostrada verso la Liguria o il Piemonte. “Devo andarci, prima o poi, in Oltrepò” mi dicevo: un proposito mai realizzato fino a pochi giorni fa quando, grazie a un Trade Tour organizzato dal Consorzio di Tutela, ho finalmente varcato il confine a sud del grande fiume, alla scoperta di  un territorio che mi ha lasciata a dir poco stupefatta per la bellezza del paesaggio, per la storia della sua vocazione vitivinicola e per la qualità dei suoi vini.

Carlo veronese, direttore del consorzio TUTELa vini oltrepo’ pavese racconta il territorio

“È una zona bellissima - racconta il direttore del Consorzio di Tutela Carlo Veronese - piena di castelli, di pievi, di monasteri e ricca di tradizione per la produzione di vino che è davvero il core business del territorio”.

A parlare sono anzitutto i numeri: 13.500 ettari vitati, di cui  ben 3.000 dedicati al pinot nero, per la maggior parte situati in collina a circa 300 m slm,. 1.700 aziende con una produzione che rappresenta il 62% della produzione della regione Lombardia:  Un’ area geografica decisamente vocata, se si pensa ch’è attraversata dal 45° parallelo, latitudine considerata ideale per i grandi vini del mondo. Curiosamente, i confini dell’Oltrepò sulla carta geografica disegnano il profilo di un grappolo d’uva.

come un grappolo d’uva…

Sono molte  le testimonianze storiche che ne attestano la vocazione vitivinicola. Tra le più antiche quella di Strabone che nel 40 a.C. scrive di una terra di “buon vino, di genti ospitali e di grandi botti”, certificando per la prima volta l’uso del legno per i contenitori del vino, o quella di Andrea Bacci che nel 1596 nella sua  De naturali vinorum historia de vinis Italie definisce i vini della zona come “eccellentissimi”.

Viaggiando per un paio di giorni per strade e stradine, tra i lunghi filari a rittochino  che seguono i profili delle colline,  mi sono fatta l’idea che l’Oltrepò sia proprio, come scrive Massimo Zanichelli,  “più che una denominazione, un arcipelago di vallate e vigneti, un mosaico di varietà, tipologie, terreni, microclimi, esposizioni” . Alle viti si alternano boschi e seminativi, in gran parte inseriti in proprietà a corpo unico attorno alle cantine; in epoca prefillosserica erano coltivate e censite ben 225 varietà, oggi ridotte - si fa per dire -  a una decina: pinot nero, croatina, barbera e riesling le principali, seguite da uva rara, ughetta/vespolina, pinot bianco, pinot grigio, cortese, moscato ed anche Müller-Thurgau.

“Quattro regioni e quattro valli” è l’espressione che condensa la varietà dell’Oltrepò che, con i piedi saldamente piantati in Lombardia, guarda al Piemonte, alla Liguria e all’Emilia Romagna. Al suo interno poi,  quattro valli - Valle Staffora, Valle Coppa, Valle Scuropasso e Valle Versa - collegano il clima mediterraneo ligure a quello continentale della pianura padana, favorendo la varietà di microclimi e suoli che si differenziano anche a distanza di pochi metri: suoli di  origine marina,  calcarei argillosi, limosi  o sabbiosi.

Il risultato è  una produzione attestata su 75.000.000  di bottiglie  (1 DOCG, 6 Doc e alcune  IGT)

Vini a denominazione:

  • Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Pinot Nero (anche nella versione Rosé – Cruasé, dove Cruasé identifica un marchio consortile collettivo)

  • Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC,

  • Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOC,

  • Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC,

  • Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese DOC,

  • Oltrepò Pavese Pinot Grigio DOC,

  • Oltrepò Pavese DOC (di cui Oltrepò Pavese DOC Barbera, Oltrepò Pavese DOC Pinot Nero nelle versioni bianco, frizzante e spumante, Oltrepò Pavese DOC Riesling.

Il Tour ha focalizzato l’attenzione sul pinot nero  declinato nella versioni spumante e rosso fermo, con una degustazione dedicata e visite ad alcune aziende e permettendo anche di apprezzare la ricca proposta gastronomica del territorio che spazia dai salumi (Salame di Varzi Dop) aI formaggi della Valle Staffora, al pane (il miccone di Stradella), ai dolci ( la tipica torta di mandorle). Da annotare le squisite proposte dell’Albergo Ristorante Selvatico a Rivanazzano Terme. Un grazie di cuore a Carlo Veronese per questa preziosa opportunità di “immersione” in un territorio affascinante e a Ilenia Prestia di Wellcom per l’ottima organizzazione.

Agnolotti ripieni di manzo di razza varzese con stufato di manzo - Albergo ristorante selvatico a rivanazzano terme (PV)